La famosa invasione dei Cinghiali nel parco del Ticino risale al novembre 1975, quando dal recinto di un allevamento di Besate (MI) fuggono sette esemplari già provenienti da una località imprecisata della Maremma toscana: gli ungulati vi fanno ritorno dopo circa due secoli di assenza. Ben presto però iniziano le scorribande ai danni di campi di grano e di mais; il parco paga i danni agli agricoltori (comunque non soddisfatti perchè preferiscono il raccolto) ed incarica l'Università di effettuarne un censimento, contandone circa 150. Le associazioni protezionistiche sono però contrarie ad ogni azione a discapito dei cinghiali.
Il consiglio di amministrazione del parco affida allora lo stuio sulla questione ad una commissione ad Hoc formaa da zoologi, agricoltori, giuristi, rappresentanti di amministrazione regionale, di protezionisti e di cacciatori.
Tra gli zoologi si apre una falla e gli stessi si dividono in due categorie:
Il consiglio di amministrazione del parco affida allora lo stuio sulla questione ad una commissione ad Hoc formaa da zoologi, agricoltori, giuristi, rappresentanti di amministrazione regionale, di protezionisti e di cacciatori.
Tra gli zoologi si apre una falla e gli stessi si dividono in due categorie:
- i non interventisti sostengono l'assoluta impossibilità scientifica di fornire qualsiasi pare pro o contro i cinghiali, ritenuti un bene naturale che il parco deve tutelare;
- gli interventisti invece intendono prendere drastici provvedimenti.
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