Il derby romano Lazio - Roma disputatosi la sera del 21 marzo del 2004 (classico posticipo delle 20.30) rimarrà nella storia del tifo organizzato, in particolar modo quello capitolino, per lo scenario inquietante che ha fatto di contorno sin da metà pomeriggio.
I dintorni dello stadio Olimpico della capitale erano stati teatro di scontri tra forze dell'ordine e gruppi ultras già ore prima del fischio di inizio del derby romano, con "cariche" e "caroselli" da parte della celere nei confronti degli ultras o di chi si avvicinava semplicemente allo stadio per assistere alla partita.
Già però poco prima delle 20,30 cominciavano in Curva Sud a girare voci incontrollate sulla presunta morte di un bambino per mano della polizia. Secondo alcuni è stato investito da una camionetta, secondo altri colpito da lacrimogeni, altri ancora sostenevano per le eccessive cariche ingiustificate che continuavano a protrarsi anche nei boccaporti d'accesso allo stadio. Voce che col passare del tempo continuavano a prendere sempre più corpo per il clima di guerriglia, al punto che sarebbe giunta una telefonata da parte dei genitori; prima in sud, poi in nord poi ancora tra i distinti erano stati levati tutti gli striscioni per solidarietà, numerosi i cori contro le forze dell'ordine da parte di tutto lo stadio, mentre i giocatori, attoniti, si guardavano attorno senza capie cosa stesse accadendo. La stessa tv pensava prevalentemente alla partita senza dar peso ai movimenti incosuenti in curva.
Dopo che gli ultras giallorossi avevano insistito con i giocatori, la partita era stata sospesa per evitare peggioramenti del già pesante clima di tensione che si respirava ed a nulla erano valse le smentite pubbliche da parte di questore e prefetto.
Era tutto organizzato? Gli ultras hanno voluto effettuare una dimostrazione di forza? Su questa tematica in particolare, e sul movimento ultras in generale, è incentrata l'opera di Valerio Marchi - Il derby del bambino morto - sociologo e studioso delle culture giovanili, il quale ha trovato punti in comune tra gli incidenti del G8 del 2001 a Genova e le tecniche di repressione utilizzate negli stadi ogni domenica o quasi.
Nato nella capitale nel 1955, Valerio Marchi si è spento nel luglio 2006. Si è sempre occupato dello studio delle varie forme del conflitto giovanile, scrivendo saggi sulle stesse e sul tifo organizzato. Tra le sue opere, iniziate nel 1994, è possibile trovare "Ultrà, le culture giovanili negli stadi d'Europa", "Venti anni di indagini, processi e informazione sulla strage di Brescia", "Teppa. Storie di conflitto giovanile dal Rinascimento ai giorni nostri", "La sindrome di Andy Capp. Cultura di strada e conflitto giovanile". Aveva anche aperto una libreria a San Lorenzo a Roma.
Valerio Marchi, “Il derby del bambino morto. Violenza e ordine pubblico nel calcio”, finito di stampare nel mese di maggio 2005 presso la tipografia Graffiti S.r.l., Pavona – Roma per conto delle Edizioni Derive Approdi, 192 pgg. 12,00 €.
I dintorni dello stadio Olimpico della capitale erano stati teatro di scontri tra forze dell'ordine e gruppi ultras già ore prima del fischio di inizio del derby romano, con "cariche" e "caroselli" da parte della celere nei confronti degli ultras o di chi si avvicinava semplicemente allo stadio per assistere alla partita.
Già però poco prima delle 20,30 cominciavano in Curva Sud a girare voci incontrollate sulla presunta morte di un bambino per mano della polizia. Secondo alcuni è stato investito da una camionetta, secondo altri colpito da lacrimogeni, altri ancora sostenevano per le eccessive cariche ingiustificate che continuavano a protrarsi anche nei boccaporti d'accesso allo stadio. Voce che col passare del tempo continuavano a prendere sempre più corpo per il clima di guerriglia, al punto che sarebbe giunta una telefonata da parte dei genitori; prima in sud, poi in nord poi ancora tra i distinti erano stati levati tutti gli striscioni per solidarietà, numerosi i cori contro le forze dell'ordine da parte di tutto lo stadio, mentre i giocatori, attoniti, si guardavano attorno senza capie cosa stesse accadendo. La stessa tv pensava prevalentemente alla partita senza dar peso ai movimenti incosuenti in curva.
Dopo che gli ultras giallorossi avevano insistito con i giocatori, la partita era stata sospesa per evitare peggioramenti del già pesante clima di tensione che si respirava ed a nulla erano valse le smentite pubbliche da parte di questore e prefetto.
Era tutto organizzato? Gli ultras hanno voluto effettuare una dimostrazione di forza? Su questa tematica in particolare, e sul movimento ultras in generale, è incentrata l'opera di Valerio Marchi - Il derby del bambino morto - sociologo e studioso delle culture giovanili, il quale ha trovato punti in comune tra gli incidenti del G8 del 2001 a Genova e le tecniche di repressione utilizzate negli stadi ogni domenica o quasi.
Nato nella capitale nel 1955, Valerio Marchi si è spento nel luglio 2006. Si è sempre occupato dello studio delle varie forme del conflitto giovanile, scrivendo saggi sulle stesse e sul tifo organizzato. Tra le sue opere, iniziate nel 1994, è possibile trovare "Ultrà, le culture giovanili negli stadi d'Europa", "Venti anni di indagini, processi e informazione sulla strage di Brescia", "Teppa. Storie di conflitto giovanile dal Rinascimento ai giorni nostri", "La sindrome di Andy Capp. Cultura di strada e conflitto giovanile". Aveva anche aperto una libreria a San Lorenzo a Roma.
Valerio Marchi, “Il derby del bambino morto. Violenza e ordine pubblico nel calcio”, finito di stampare nel mese di maggio 2005 presso la tipografia Graffiti S.r.l., Pavona – Roma per conto delle Edizioni Derive Approdi, 192 pgg. 12,00 €.
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