venerdì 12 agosto 2011

Diari di una domenica ultrà

Il 29 gennaio 1995 è rimasto nella storia della cronaca di violenza sportiva per l'omicidio di Claudio Vincenzo Spagnolo, ragazzo allora ventiquattrenne ucciso per mano di un milanista, Simone Barbaglia, appartenente al Gruppo Barbour - legato alle Brigate II - e da poco maggiorenne all'epoca del fatto.Era ormai storia risaputa che tra genoani e milanisti non corresse più buon sangue da anni, ovvero dalla rottura del gemellaggio e quanto accaduto nei pressi del Luigi Ferraris di Genova quel giorno è stata forse la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso nei già pessimi rapporti intercorrenti tra le due tifoserie: nel lontano 1968 nacque da un lato la Fossa dei Leoni, seguita nel decennio successivo dalla nascita delle Brigate Rossonere, gruppi idealmente legati alla sinistra; nei primi anni 70 la nord genovese ha visto sorgere invece la storica Fossa dei Grifoni (sempre legata alla sinistra) e un po' per i comuni ideali un po' per comuni inimicizie tra le due curve si era formato un forte legame che accomunava, se non la totalità, almeno buona parte dei membri alle stesse appartenenti.Ma verso la fine del campionato 1981-82 Genoa e Milan, pienamente invischiate nella lotta per non retrocedere nella serie cadetta, si erano incontrate a Genova in una partita carica di adrenalina per l'alta posta in gioco: al termine dell'incontro i rossoneri (poi rerocessi) l'avevano spuntata sul campo con una vittoria di misura sui padroni di casa che invece a fine torneo si erano salvati. Sugli spalti e fuori dallo stadio invece non vi erano più i rapporti amichevoli fino ad allora instaurati, tanto che i milanisti hanno poi recriminato alcune cariche dei grifoni nei loro confronti, additandoli quindi come traditori e come unici colpevoli della rottura del gemellaggio.

La lettera del padre di Vincenzo agli ultrà.

Questa sarebbe stata la scintilla da cui negli anni a seguire sono scaturiti innumerevoli scontri tra le due fazioni, rossonera da un lato e rossoblu dall'altro. Complice del misfatto è stato anche il cambiamento di mentalità in chi negli anni 90 frequentava le curve, dove era sempre più possibile trovare gente armata di coltello: si ricordi ad esempio che solo pochi mesi prima (novembre 1994) a Brescia il vice questore bresciano era stato accoltellato da alcuni romanisti, ma in quel caso se non era scappato il morto poco ci mancava. Ma proprio per questo motivo tutto era continuato come se nulla fosse (o quasi) fino a quando due mesi dopo ci ha rimesso la vita Claudio: poteva essere evitata la sua morte se fosse stato preso qualche provvedimento dopo i fatti di Brescia? Probabilmente sì, ma intanto da dopo il 29 gennaio le tavole rotonde sugli ultras si sprecavano e le forze dell'ordine avevano carta bianca in ambito repressivo. La partita intanto era iniziata e le notizie col passare dei minuti arrivavano confuse (inizialmente lo sciacallaggio mediatico di alcune emittenti parlava addirittura di 3 morti); arrivata ai presenti la gravità della notizia, gli spettatori hanno premuto i capitani fino al punto di sospendere l'incontro, decisione effettivamente giunta dopo che l'arbitro si è consultato con questore e vertici calcistici (l'unico contrario si sarà poi rivelato Matarrese, secondo cui lo sport doveva proseguire nonostante una vita fosse stata spezzata). La rabbia dei genoani si era riversata fuori da Marassi, che volevano invadere la gabbia in cui erano i milanisti, cosa evitata con tante difficoltà dalla varie cariche delle forze dell'ordine. Gli ospiti erano rimasti nel proprio settore fino a tarda sera e poi trasportati in pullman fuori dallo stadio; in poche ore di indagine l'autore dell'omicidio era stato identificato grazie ad alcuni testomoni e veniva poi tratto in arresto alle 4 di mattina davanti a casa sua a Milano.

Nella foto in alto il rossoblu Torrente va a consultarsi con l'arbitro dopo aver parlato con la Nord. Nella seconda invece i primi genoani cominciano a radunarsi nei pressi del settore ospiti dopo la sospensione.

La domenica successiva il calcio non si era poi proprio giocato e a Genova gli Ultras, sia genoani che sampdoriani avevano organizzato un raduno in merito a quanto accaduto e su quanto sarebbe potuto succedere nell'immediato futuro (per ovvie ragioni non erano stati invitati i gruppi milanisti; ad onor di cronaca la Fossa dei Leoni si era espressamente distaccata non condividendo la mentalità del coltello): a tale raduno avevano partecipato circa 300 ultras da tutta Italia (con particolare attenzione sull'evento da parte della Digos), i quali con un comunicato diramato successivamente hanno voluto gridare con rabbia contro diversi aspetti del loro mondo: Basta con la moda dei 20 contro 2 o 3 o dell'utilizzo di molotov e coltelli, Basta con questi che ultrà non sono e a spese del mondo ultrà cercano solo di fare notizia e di diventare grandi ignorando il male fatto (irreparabile come nel caso trattato nel libro). Un comunicato che trovava tutti uniti contro chi voleva far morire il mondo ultrà.
Per non dimenticare Claudio Spagnolo, ogni anno ricordato dalla Curva genoana, l'autore ha ricostruito la cronaca di quella giornata buia, partendo appunto dai pregressi rapporti tra le due tifoserie coinvolte, aggiungendo diverse riflessioni sul mondo ultras e ricercando un perchè si possa essere arrivati fino a questo punto.

Un manifesto affisso per la città di Genova per il primo anniversario della scomparsa di Claudio.

I media ed i perbenisti a caldo hanno avuto una ghiotta occasione per marciarci sopra; non tutti i fatti di cronaca risentono del medesimo effetto mediatico, molte notizie vengono strumentalizzate e - per usare le parole conclusive dell'autore - "il problema della violenza negli stadi è tale solo quando il sangue di qualcuno è ancora caldo. Aspetteremo pertanto e come sempre il prossimo fatto di cronaca nera per indignarci e per farci trascinare da visioni salvifiche o nichiliste. Nel frattempo ci sediamo sulla riva del fiume... Ciao Claudio".
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Luca Vincenti "Diari di una domenica ultrà. 29 gennaio Claudio Vincenzo Spagnolo", Franco Angeli S.r.l., Milano, 2000. 192 pagine, 15,50 €.

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