domenica 23 novembre 2008

Cinghiali nel savonese

Dopo la riapertura della caccia al capriolo, su decisione del Tar di Genova, una nuova tegola sta per abbattersi sulla testa dell’Enpa. La tegola viene da AIW-Associazione Italiana della Wilderness - che gestisce 42 “Aeree Wilderness” per la loro tutela ambientale, ma che prende in considerazione la caccia come fattore risolutivo contro la sovrappopolazione animali. Oggetto di polemica è proprio la caccia a cinghiali e caprioli.

«L’Enpa è un organismo per molti versi meritorio - dice il segretario generale dell’AIW Franco Zunino - ma che ha spesso, specie in provincia di Savona, l’abitudine di occuparsi più di problemi ambientalistici che non di tutelare gli animali dai maltrattamenti dell’uomo per cui fu fondato. E allora la sua opera si spreca in sterili polemiche con scarso senso pratico, la cui morale finisce per essere: per difendere gli animali l’uomo, ma anche l’ambiente, subisca danni e stia zitto».

Secondo l’associzione le proposte dell’Enpa fatte per ridurre l’impatto dei cinghiali sull’agricolture non sono valide sarebbero prive di fondamento scientifico. «Innanzi tutto non risulta affatto vero - continua Zunino - che in tutto il mondo i cinghiali si controllano con iniziative che esulino dall’uso del fucile; anzi è proprio con questo mezzo che in tutto il mondo si controllano i sovrappopolamenti di fauna selvatica. E la ragione è molto semplice. L’abbattimento di animali in soprannumero è il metodo più facile, più efficiente e meno costoso per la collettività. Gli istituti scientifici di cui parla l’Enpa servono, ovviamente, ma solo a studiare la dinamica delle popolazioni e a stabilire la quota di animali da abbattere ( e spesso a coordinarli sono proprio organismi di cacciatori o ad essi vicini, e comunque super -partes e non certo in mano agli anti caccia)».

Zunino passa in rassegna, bocciandole, le proposte dell'Enpa come quella di creare nei boschi delle postazioni dove gli animali possano trovare del cibo, i cavi elettrici a tutela dei campi coltivati o i contributi per costruire “robuste recinzioni” contro i cinghiali. «Preciso - conclude Zunino che non siamo un’associazione di cacciatori come accusa l’Enpa, si tratta di una cosa ben più seria».

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