domenica 1 giugno 2008

"Quando il pallone si indiavolò. Dal calcio fantasista al calcio totale".

Dopo il libro su "Gli ultimi guerrieri ultras" tocca a questo piccolo volume di Sandro Picchi occupare un posto su questo blog.
Sottolineando come il calcio sia fantasia, l'autore ha voluto intraprendere un viaggio attraverso i campioni fantasisti del pallone di ieri e di oggi, dai fratelli Cevenini a Totti, da Giuseppe Meazza a Roberto Baggio, da Gigi Meroni all'odierno Kakà, da Pelè a Maradona, un breve excursus dei più grandi calciatori della storia.
Il più grande fantasista - non poteva mancare un accenno a lui - è stato George Best (deceduto pochi anni fa), tanto bravo a giocare ma rovinatosi con l'alcol; a lui è stato intitolato l'aeroporto di Belfast.

Breve ma intensa la carriera del giovane talento Gigi Meroni, considerato un po' la brutta copia del Best irlandese: nato a Como nel 1943, dopo due anni di B esordì in A col Genoa a 19 anni ed in breve grazie all'allenatore argentino Santos conquistò la fiducia di tutti, diventando l'idolo di tutti. Per esigenze di bilancio - problemi che sussistevano già allora - il Genoa si trovò costretto a cederlo ai granata del Torino, i cui tifosi riuscirono ad imporsi evitando la cessione ai gobbi. Qualche mese dopo, nell'ottobre '67, purtroppo a Torino accadde l'irreparabile, infatti mentre attraversava a piedi Corso Re Umberto con il compagno di squadra Paoletti,

Altro storico calciatore italiano, meno recente, è stato Cesarini, juventino, secondo cui se dal campo si fossero tolte le porte nessuno più sarebbe andato a vedere le partite; grazie a lui è nata la famosa "zona Cesarini",

Ovviamente con il passare degli e delle stagioni ogni regola calcistica subiva inevitabilmente diverse evoluzioni; per mettere l'attaccante in posizione di fuorigioco, per esempio, 80 anni fa era sufficiente che il centravanti si trovasse solo tra la linea del pallone e "tre difensori", regola - come sappiamo - completamente mutata oggi. Oppure il ruolo di libero fino alla fine degli anni 40 non era mai esistito (quindi per mezzo secolo), e sembra sia stato per caso inventato dall'allora allenatore della Salernitana, che per coprire maggiormente la squadra aveva rinunciato ad un attaccante schierando un mediano difensivo.

A cosa vorrà riferirsi invece l'autore con il "calcio totale"? Ad un nuovo modo di giocare a calcio, all'evoluzione delle schematizzazioni, all'introduzioni di diverse novità quali il pressing, lo scambio dei ruoli o la difesa a zona, la tattica del fuorigioco come metodo difensivista per rendere inutilizzabili gli ultimi 30 metri, moduli senza ruoli fissi che consentivano maggiore libertà per tutti ma che al tempo stesso obbligavano i giocatori a pensare ed agire nella stessa maniera.

Tali innovazioni arrivano dal calcio olandese degli anni 60 e 70, grazie alle innovazioni adottate dall'Ajax e dalla nazionale di Cuijf che avrebbero cambiato per sempre il gioco sia nel bene sia nel male a livello di tatticismo:

Il calcio totale ha così influenzato anche il modo di giocare anche in Italia, dove è passato pian piano da un gioco semplicemente fantasista a fantasista - atletico, in cui comincia ad avere grande importanza la struttura fisica relativamente ad altezza e rapidità in continua evoluzione fino ad arrivare ai giorni nostri.

Sandro Picchi, "Quando il pallone si indiavolò, dal calcio fantasista al calcio totale". Editoriale Olimpia, 119 pagine, 12,50 €.

1 commento:

Tamarro scatenato ha detto...

Cippirimerlo incatramato, un pallone indiavolato. Bastinchia la madosca incapronita.