E' la storia del Grande Torino raccontata da Sauro Tomà, terzino, uno dei protagonisti della squadra campione d'Italia tragicamente scomparsa nello schianto contro Superga alle 17,05 del 4 maggio 1949 al ritorno in aereo da Lisbona.
A cavallo tra la fine degli anni '30 e l'inizio degli anni '40 è stato pian piano costruito lo squadrone diventato poi leggenda: il primo tassello è dato dall'attaccante Ossola, prelevato dal Varese, poi vi sono gli ingaggi dell'ala destra Romeo Menti, vicentino, dell'ala sinistra Ferraris II e del centravanti Gabetto nel 1941, un anno dopo del giovane Mario Rigamonti dal Brescia (18.000 lire, cifra oggi irrisoria ma che allora poteva significare tanto), Ezio Loik, il capitano Valentino Mazzola; nel 1945 è approdato il giovane portiere Bagicalupo da Savona, mentre un anno dopo tra gli altri anche dal Casale arriva un giocatore a completare la rosa, il terzino Operto.
E dal 1942 è iniziata la grande cavalcata con la vittoria di ben 5 scudetti consecutivi, battendo ogni tipo di record (la vittoria casalinga più larga è del 1947-48, 10-0 ai mandrogni) e levandosi molte soddisfazioni nei derby conciando i cugini gobbi per feste, arrivando a segnare 4-5 reti per partita contro i bianconeri, oltre ad altre vittorie clamorose, quali un 7-0 a Roma contro i giallorossi, un 7-1 sulla Biellese, un 8-2 sul Novara, un 7-1 contro il il Napoli e contro il Genoa (basti pensare che nel 47-48 a suon di vittorie sonanti i granata arrivarono primi distanziando la seconda di 16 punti, cosa non da poco con due punti per vittoria). A proposito di Genova, sponda rossoblu i granata vinsero 2-1 e la curva nord non digerì la sconfitta, al punto tale da bersagliare i torinisti con lanci di oggetti e sassaiole (la polizia rispose con lacrimogeni, giusto per citare un fatto attuale)..
Altra grande soddisfazione del Torino di quegli anni è data dal trasferimento in blocco dei giocatori in nazionale: l'11 maggio 1947 in Italia - Ungheria 3-2 ben 10 calciatori su 11 in campo erano granata.
Arriva così la stagione 1948-49, c.d. dello scudetto spezzato: il Torino, dopo 5 scudetti consecutivi, a quattro giornate dalla fine scompare al ritorno da Lisbona e vengono così schierati ragazzini ad onorare i campioni (le avversarie dal canto loro si comportano ugualmente) vincendo il sesto scudetto.
Arriva il 30 aprile, è in programma una partita cruciale (per la vittoria dello scudetto) a Milano contro l'Inter: dopo questa mancano quattro partite e non bisogna perdere. Interviene il presidente Novo che promette: "Vi lascio andare in Portogallo ma solo ad una condizione: dovete uscire imbattuti da San Siro", e qui il destino beffardo sembra scritto: la partita termina 0-0, i Campioni preparano la valigia per la trasferta a Lisbona contro il Benfica, pronti a disputare la loro ultima partita. Questa è l'ultima formazione del Grande Torino, schierata a Lisbona e sconfitta 4-3: Bagicalupo; Ballarin, Martelli; Grezar, Rigamonti, Castigliano (Fadini); Menti, Loik, Gabetto (Bongiorni), Mazzola, Ossola.
In totale hanno perso la vita 18 giocatori, 3 tecnici, 3 dirigenti (il presidente non era partito), 3 giornalisti e i 4 membri dell'equipaggio. Oltre ai 15 giocatori già citati per le figurine ricordo (tra parentesi l'età): Dino Ballarin (23), E. Bongiorni (28), R. Grava (27). Tecnici: E.E. Erbstein (51), L. Lievesley (all., 38), O. Cortina (52). Dirigenti: R. Agnisetta (56), I. Civalleri (66), A. Bonaiuti (35). Giornalisti: R. Casalbore (58, il fondatore di Tuttosport), L. Cavallero (42), R. Tosatti (41). Equipaggio: P.L. Meroni (34, primo pilota), C. Biancardi (35, secondo pilota), A. Pangrazzi (42, capo marconista), C. d'Inca (43, motorista).
Chiamato dal presidente Ferruccio Novo, Tomà arrivò a Torino nell'estate del 1947 da La Spezia; (dove nacque il 4 dicembre 1925) esordì in un Torino - Lucchese 6-0 ed in quella stagione disputò 24 partite sostituendo Virgilio Maroso, infortunato, diventando sempre più una delle pedine fondamentali granata. Per la serie "non tutti i mali vengono per nuocere", nel campionato 1948-49 disputò solamente due partite a causa di un grave infortunio al ginocchio sinistro che lo bloccò per il resto della stagione: grazie a questo saltò Lisbona. Fu miracolato, ma il sapere morti tutti i compagni di squadra è stato per lui - come per tutti - un duro contraccolpo.
A quei Campioni l'autore fu legato da un'amicizia stretta, la stessa che unita all'inarrivabile classe dei giocatori partorì un Torino invincibile.
Sauro Tomà “Me grand Turin”, storia della squadra di calcio più forte del mondo. A cura di Sergio Barbero. Graphot editrice, Torino ottobre 1998. 224 pagine – £ 39.000 (20,14 €).
E dal 1942 è iniziata la grande cavalcata con la vittoria di ben 5 scudetti consecutivi, battendo ogni tipo di record (la vittoria casalinga più larga è del 1947-48, 10-0 ai mandrogni) e levandosi molte soddisfazioni nei derby conciando i cugini gobbi per feste, arrivando a segnare 4-5 reti per partita contro i bianconeri, oltre ad altre vittorie clamorose, quali un 7-0 a Roma contro i giallorossi, un 7-1 sulla Biellese, un 8-2 sul Novara, un 7-1 contro il il Napoli e contro il Genoa (basti pensare che nel 47-48 a suon di vittorie sonanti i granata arrivarono primi distanziando la seconda di 16 punti, cosa non da poco con due punti per vittoria). A proposito di Genova, sponda rossoblu i granata vinsero 2-1 e la curva nord non digerì la sconfitta, al punto tale da bersagliare i torinisti con lanci di oggetti e sassaiole (la polizia rispose con lacrimogeni, giusto per citare un fatto attuale)..
Altra grande soddisfazione del Torino di quegli anni è data dal trasferimento in blocco dei giocatori in nazionale: l'11 maggio 1947 in Italia - Ungheria 3-2 ben 10 calciatori su 11 in campo erano granata.
Arriva così la stagione 1948-49, c.d. dello scudetto spezzato: il Torino, dopo 5 scudetti consecutivi, a quattro giornate dalla fine scompare al ritorno da Lisbona e vengono così schierati ragazzini ad onorare i campioni (le avversarie dal canto loro si comportano ugualmente) vincendo il sesto scudetto.
Arriva il 30 aprile, è in programma una partita cruciale (per la vittoria dello scudetto) a Milano contro l'Inter: dopo questa mancano quattro partite e non bisogna perdere. Interviene il presidente Novo che promette: "Vi lascio andare in Portogallo ma solo ad una condizione: dovete uscire imbattuti da San Siro", e qui il destino beffardo sembra scritto: la partita termina 0-0, i Campioni preparano la valigia per la trasferta a Lisbona contro il Benfica, pronti a disputare la loro ultima partita. Questa è l'ultima formazione del Grande Torino, schierata a Lisbona e sconfitta 4-3: Bagicalupo; Ballarin, Martelli; Grezar, Rigamonti, Castigliano (Fadini); Menti, Loik, Gabetto (Bongiorni), Mazzola, Ossola.
La serie di figurine Lavazza dedicate ai Campioni. Sopra da sinistra (l'anno tra parentesi indica l'età in cui sono morti): V. Maroso (29), V. Mazzola (30), J. Schubert (27), G. Gabetto (33), G. Grezar (31). In centro da sinistra: Aldo Ballarin (27), F. Ossola (27), R. Fadini (21), E. Castigliano (28), E. Loik (29). In basso da sinistra: R. Menti (29), D. Martelli (25), P. Operto (22), M. Rigamonti (26), V. Bagicalupo (25).
Tale trasferta è stata per i granata l'ultima partita, in quanto il 4 maggio è avvenuta la catastrofe di Superga che ha lasciato un vuoto incolmabile nel calcio italiano. Dopo il 1949 il Torino non ha più vinto uno scudetto per 27 anni.In totale hanno perso la vita 18 giocatori, 3 tecnici, 3 dirigenti (il presidente non era partito), 3 giornalisti e i 4 membri dell'equipaggio. Oltre ai 15 giocatori già citati per le figurine ricordo (tra parentesi l'età): Dino Ballarin (23), E. Bongiorni (28), R. Grava (27). Tecnici: E.E. Erbstein (51), L. Lievesley (all., 38), O. Cortina (52). Dirigenti: R. Agnisetta (56), I. Civalleri (66), A. Bonaiuti (35). Giornalisti: R. Casalbore (58, il fondatore di Tuttosport), L. Cavallero (42), R. Tosatti (41). Equipaggio: P.L. Meroni (34, primo pilota), C. Biancardi (35, secondo pilota), A. Pangrazzi (42, capo marconista), C. d'Inca (43, motorista).
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Chiamato dal presidente Ferruccio Novo, Tomà arrivò a Torino nell'estate del 1947 da La Spezia; (dove nacque il 4 dicembre 1925) esordì in un Torino - Lucchese 6-0 ed in quella stagione disputò 24 partite sostituendo Virgilio Maroso, infortunato, diventando sempre più una delle pedine fondamentali granata. Per la serie "non tutti i mali vengono per nuocere", nel campionato 1948-49 disputò solamente due partite a causa di un grave infortunio al ginocchio sinistro che lo bloccò per il resto della stagione: grazie a questo saltò Lisbona. Fu miracolato, ma il sapere morti tutti i compagni di squadra è stato per lui - come per tutti - un duro contraccolpo.
A quei Campioni l'autore fu legato da un'amicizia stretta, la stessa che unita all'inarrivabile classe dei giocatori partorì un Torino invincibile.
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Sauro Tomà “Me grand Turin”, storia della squadra di calcio più forte del mondo. A cura di Sergio Barbero. Graphot editrice, Torino ottobre 1998. 224 pagine – £ 39.000 (20,14 €).
15 commenti:
Davvero gran bel libro che rende onore al grande Torino, detto ciò il derby di sabato va alla gobba.
Oggi è proprio una giornata di merda, dovrebbero abolirla dal calendario!
ZORRO
Torino e' stata e restera' granata
abolire cosa il 23 ottobre?
tu l'hai detto, hahahaha....cmq si, dipendesse da me la abolirei!
ZORRO
quest'anno avete pareggiato un derby e persi due. non c'è due senza tre.
ma quali derby? napoli e palermo?...tu nuovo cinghiali fai humour troppo sottile per i miei gusti, hahahaha
ZORRO
Epilogo incredibilmente sfortunato per una compagine da leggenda
Ancora oggi nei bar di paese, i molto torinisti sessantenni continuano a nominarli gonfiando il petto, ricordando quel calcio a malincuore
E' la storia di una Italia umile ma vera che voleva risollevarsi e che vedeva nel Grande Torino, in Coppi e Bartali i simboli della rivalsa.
Da un tifoso juventio : sempre tutti in piedi a saltare il GRANDE TORINO!
.. volevo deire salutare e non .. saltare ...
...si era capito...bel messaggio...ti fa onore !
mi associo....e pure io sono gobbo
ma va ?!?! pensavo tenessi al celtic...
embe si adoro il celtic!
ESSERE DEL TORO è UNA FEDE , TI ENTRA NEL SANGUE E TI ARRIVA AL CUORE....FORZA VECCHIO CUORE GRANATA........TORINO E GRANATA NON DIMENTICATELO MAI ....ALE TORO ...
è vero
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