sabato 11 ottobre 2008

Strage amianto: due rinvii a giudizio

Disastro doloso, omissione volontaria di cautele contro le malattie professionali: con queste accuse la Procura di Torino ha concluso la sua inchiesta sulla lunga catena di morti provocate - è la tesi - dall'amianto usato negli stabilimenti italiani dell'Eternit. Il pm Raffaele Guariniello ha chiesto di processare i vertici della multinazionale svizzera del cemento, il miliardario elvetico Stephan Schmidheiny, 61 anni, e il nobile (sic!?!) belga Jean Louis Marie Ghislain De Cartier, 87 anni.

Sono loro, a suo giudizio, i responsabili di quanto avveniva nelle quattro sedi prese in esame durante le indagini: Cavagnolo (Torino), Casale Monferrato (Alessandria), Bagnoli (Napoli), Rubiera (Reggio Emilia). Conoscevano la portata del problema, ma non hanno preso provvedimenti adeguati. Le carte processuali, composte da oltre 200 mila documenti, raccontano la storia di migliaia di persone colpite da mesotelioma, carcinoma, asbestosi: dipendenti Eternit, ma anche i loro familiari e persino residenti nelle vicinanze della fabbrica. Basta il conto dei lavoratori deceduti per dare la portata della tragedia: 1.378 a Casale (più sedici di una ditta esterna), 118 a Cavagnolo, due a Rubiera e 384 a Bagnoli, dove fino all'apertura dell'inchiesta il problema non si conosceva nemmeno. Poi ci sono i 697 operai gravemente malati. E ci sono i semplici cittadini: un deceduto a Cavagnolo, 252 a Casale Monferrato, quattro a Rubiera; a Bagnoli i colpiti dalle patologie sono tre (grassetti, corsivi e colori sono miei).

Un vero "disastro", come si legge nel capo d'accusa, generato dalla dispersione nell'aria delle fibre d'amianto. Nei paesi che la ospitavano, e in particolare a Casale, la Eternit faceva distribuire una parte dei propri manufatti per pavimentare strade e cortili o per coibentare i sottotetti, senza però far presente "la pericolosità dei materiali": le popolazioni, quindi, sono rimaste per decenni soggette a "un'esposizione incontrollata, continuativa e a tutt'oggi perdurante" che non ha risparmiato nemmeno "fanciulli e adolescenti". Gli avvocati di parte civile sottolineano che l'azienda ha sempre minimizzato: "Per i dirigenti la consegna era di non parlare e, in caso di necessità, rivolgersi a un certo laboratorio tedesco per avere indicazioni". Nemmeno sui sacchi d'amianto compariva qualche dicitura sui possibili rischi per la salute. Quanto alle condizioni operative delle quattro sedi, Guariniello e i suoi ispettori affermano che sono state trascurate misure come gli impianti di ventilazione o aspirazione delle polveri, i sistemi di lavorazione a ciclo chiuso, i piccoli dispositivi di protezione personale come le mascherine. E si poteva evitare che a lavare le tute da lavoro degli operai fossero le mogli, in casa: in diverse si sono ammalate.

Negli ultimi quindici anni sono già stati processati diversi rappresentanti locali dell'Eternit. Ora si cercano le responsabilità ai massimi livelli. E una seconda inchiesta riguarda gli italiani che hanno prestato servizio nelle sedi in Svizzera. Qui l'indagato è Thomas Schmidheiny, fratello di Stephan, altro membro di una delle famiglie più ricche del mondo: secondo notizie raccolte in Procura, ad essa viene attribuita la proprietà della striscia di terra in Centro America che la Rai affittò per girare il reality 'L'Isola dei Famosi'.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

bastardi!!!!

Anonimo ha detto...

ASSASSINI BASTARDI

Gianni Macchia ha detto...

Spero proprio che la magistratura continui così. La nostra Italia viene vista come la discarica d'Europa da parte di certi industriali. E se non interviene la magistratura, c'è un proliferarsi di indifferenza di certo mondo politico. Non porta voti, quindi non gliene frega nulla. Amaro dirlo, ma in generale, è così.