martedì 20 gennaio 2009

Quello che i celerini non dicono. Il blog dei cattivi poliziotti

Rabbia, odio, spirito di corpo. In un libro i duri delle forze dell'ordine. A partire dalle loro discussioni segrete sul web.



Fonte: la Repubblica 16/01/2009

"Le violenze alla Diaz dopo il G8 di Genova? Non mi vergogno di nulla. L'Italia non è uno stivale. E' un anfibio di celerino."

di CARLO BONINI



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"Cari colleghi, riteniamo giusto rammentare, per senso di responsabilità, che DoppiaVela è uno spazio per i poliziotti messo a disposizione dalla polizia di Stato. Le critiche, le lamentele, le segnalazioni di disservizi, anche se esternate in modo aspro ma corretto, fanno parte delle normali dinamiche di dialogo tra l'amministrazione centrale e i singoli dipendenti. Trovano dunque una sede naturale all'interno del portale che non può, però, garantire spazi che la normativa vigente attribuisce ad altri soggetti".

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Ogni volta che entrava in quella benedetta chat intranet, Drago ne gustava la dimensione perversa. A cominciare da quel nome un po' ingessato - DoppiaVela, la sigla della centrale operativa nelle comunicazioni radio - e dal post politicamente corretto che metteva sull'avviso i naviganti. Perché la verità era che lì dentro si poteva finalmente essere un po' guardoni e un po' scorpioni. Masturbarsi dietro un avatar, leggendo l'illeggibile o scrivendo l'inconfessabile. Divorarsi a vicenda - sì, proprio come scorpioni in bottiglia - soltanto per scoprirsi più soli nella propria rabbia.

Finita sulle prime pagine dei giornali con sei rotondi anni di ritardo, la "macelleria messicana" del dottor Fournier era stato un potente lassativo. Il forum era impazzito. Genova, troppo lontana e spaventosa per sembrare ancora vera, era diventata solo l'occasione per un outing collettivo. La prova, ammesso ce ne fosse bisogno, che il tempo era stato una pessima medicina. Che odio chiama odio.

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G. DA ROMA Ecco che spunta fuori un nostro bel funzionario, che da buon samaritano riaccende fiamme polemiche e propositi dinamitardi. Che, sicuramente, nelle prossime manifestazioni gli antiglobal metteranno in atto perché più autorizzati che mai. Ma quando la finiremo di fare sempre queste mere figure e inizieremo a tenere la bocca chiusa?
Per Aspera ad astra.
N. DA ANZIO Fournier poteva e doveva risparmiarsi la frase a effetto, "macelleria messicana". Adesso, per i colleghi ci sarà la solita Santa Inquisizione mediatico-politica.

Unus sed leo.
I. DA GENOVA Ma questo Fournier dov'era durante gli scontri? Ancora non l'ho capito. Era fra i manifestanti? Ha respirato lacrimogeni? O aveva una mascherina? Secondo me si è messo a cantare perché non gli hanno dato nessuna promozione.
P. DA BARI È ancora in polizia o ha chiesto di passare alla politica?
Sono pronto a mostrare il petto e non voglio essere bendato. Ma tu hai il coraggio di guardarmi negli occhi? E che cazzo, mostra ai più di essere uomo. Barcollo ma non mollo.
D. DA LA SPEZIA Colleghi, basta di parlare di questo soggetto. È penoso e noi lo stiamo aiutando nella sua viscida campagna elettorale.
A. DA CAGLIARI Genova, presente con orgoglio e senza nulla da nascondere. Posso testimoniare di Bolzaneto! Non si tratta di essere grandi e non è veramente falsa modestia� è solo servizio! Ero al VI reparto mobile di Genova.
L. DA SALUZZO Io c'ero. VI reparto mobile. Tanto orgoglio, tanta rabbia!
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(...)
C. DA ROMA Non capisco perché non vogliate parlare degli errori commessi. Qui si tratta di dire chiaramente:
I colleghi che gridavano Sieg Heil ci fanno vergognare, o no?
I colleghi che avrebbero minacciato di stupro le signorine antagoniste meritano la nostra esecrazione, o no?
I colleghi che si accanivano con trenta manganellate sul primo che passava senza sapere se era solo un povero illuso pacifista o un violento vero, hanno sbagliato, o no?
La collega che al telefono con il 118 di Genova, riferendosi alla Diaz, parla di "Uno a zero" dimostra di essere intelligente?
Su queste cose non ci può essere ambiguità!!!
L'esistenza è battaglia e sosta in terra straniera.
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E bravo il nostro C., pensò Drago. Stai a vedere che ora gli vanno addosso i padovani. Se ne stanno zitti da troppo tempo. Ma è più forte di loro. Se c'è da far vedere chi ce l'ha più duro, loro non sanno resistere. Rinfrescò la chat. Solo per vincere una scommessa troppo facile.
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E. DA PADOVA Caro C., rispondo alle tue domande:
"I colleghi che gridavano Sieg Heil ci fanno vergognare, o no?"
No. Non mi vergogno del fatto che in polizia ci siano dei coglioni. Non più del fatto che ci siano in Italia. Sono fiero di essere celerino e italiano, nonostante loro!
"I colleghi che avrebbero minacciato di stupro le signorine antagoniste meritano la nostra esecrazione, o no?"
No. Per questa domanda, oltre a valere la risposta sopra, concedimi anche il beneficio del dubbio. Chi prenderebbe seriamente un tentativo di violenza a una capra malata? Il popolo antagonista non brilla certo per l'attaccamento all'igiene! Non credo a quello che, sicuramente in malafede, sostengono questi personaggi!
"I colleghi che si accanivano con trenta manganellate sul primo che passava senza sapere se era solo un povero illuso pacifista o un violento vero, hanno sbagliato, o no?"
No. Pur essendo convinto assertore della totale inutilità di infierire su un manifestante inerme (questo è l'unico sbaglio, sprecare le forze su uno solo), sappi che è impossibile farsi rivelare dal manifestante durante la carica, se è un "povero illuso pacifista" o meno. È inoltre abbastanza difficile, dopo ore di sassaiole subite, magari con fratelli feriti anche gravemente, beccare uno dei personaggi che ti stanno avanti e picchiarli solo un pochettino. Quello che dico è che il povero illuso, visti gli stronzi che stavano con lui, poteva tornarsene a casa invece di manifestarci insieme! Se gli è andato bene fare da scudo per questi delinquenti, allora non si può lamentare di subirne le conseguenze! Che poi qualche collega si sia comportato come un qualsiasi essere umano sotto stress non mi sembra né incomprensibile né disdicevole. Sicuramente qualcuno avrà commesso sbagli. Sai quanti poliziotti c'erano a Genova? Di sicuro non mi vergogno per i loro errori!
"La collega che al telefono con il 118 di Genova, riferendosi alla Diaz, parla di "Uno a zero" dimostra di essere intelligente?"
No. Ma come si dice a Roma, �sti cazzi! Hanno messo a ferro e a fuoco una città, rischiando di farci fare una figura di merda a livello internazionale, provocando danni, feriti, spese enormi e si preoccupano della frase di una telefonista? Non mi vergogno per quello che ha detto. Mi vergogno perché oggi la madre di un teppista imbecille, dimostrando una mancanza di scrupoli e un cinismo degni di una Kapò, è riuscita a farsi eleggere senatrice della Repubblica; perché un partito italiano ha fatto intitolare un'aula all'imbecille!
Non voglio i soldi di questi politici. Non voglio i soldi da questo governo (e da un altro come questo). A difendermi ci penso da me, con l'aiuto di Dio e dei fratelli celerini, che mi stanno accanto e non mi tradiscono nel momento del bisogno.
Once in the Celere, always in the Celere.
C. DA ROMA Quindi, per te, avere al fianco un cretino non è un problema?
Lo dico serenamente: due che tengono e uno che mena non mi sembra da eroi. E poi ti rispondo da romano: "sti cazzi un par di palle". Tu non lavori nel Cile di Pinochet e non ti pagano con lo stipendio in pesos messicani (forse è di cattivo gusto visto il titolo del thread di discussione, "macelleria messicana", e me ne scuso con quanti si sentono feriti). Il giuramento che hai prestato parla di far rispettare le leggi, non di fartene di tue. In quanto al rischio della "figura", mi pare che l'abbiamo fatta e basta. E le responsabilità, lo dico da mesi, non sono di chi stava in strada, ma di chi ha permesso che si arrivasse a questo. Siamo stati mandati lì, sapendo quello che ci avrebbero fatto e sapendo come avremmo reagito. Ti piace questo? Ti piace essere una pedina e poi pagarti l'avvocato? Io questo vorrei evitare. Vorrei capire come si può evitare che un collega mandato a fare il proprio dovere si ritrovi indagato in due processi e, dopo la Maddalena, forse anche nel terzo. Scusate la lunghezza.
L'esistenza è battaglia e sosta in terra straniera.
P. DA BARI Scusate, il Sig. Dott. Funz. Uff. Fournier quando lo faranno santo?
Sono pronto a mostrare il petto e non voglio essere bendato. Ma tu hai il coraggio di guardarmi negli occhi? E che cazzo, mostra ai più di essere uomo. Barcollo ma non mollo.
E. DA FIUMICINO Io penso che questi degni eredi di quei cattivi maestri che dicevano in piazza "Uccidere uno sbirro non è reato" ci considererebbero picchiatori fascisti anche se andassimo in servizio di Op vestiti di rosa e con un mazzo di fiori in mano.
B. DA PADOVA Quando alcune centinaia di ultras o di autonomi sono schierati a cinquanta metri da te con spranghe, catene, bombe carta e coltelli, io ritengo opportuno fargli così tanto schifo e paura che non devono pensare di poterci attaccare senza lasciarci le ossa!
L'Italia non è uno stivale. È un anfibio di celerino.
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Il commento. L'onda anomala chiamata odio
di GABRIELE ROMAGNOLI



SE OCCORRESSE una password per aprire un libro, con "Acab" dovreste provare "odio". Non funziona? Allora tentate "tanfo". Sono le parole chiave del testo di Carlo Bonini che non è il riversamento di una serie di interviste registrate, ma piuttosto del rumore di fondo. Quello che pochi sanno ascoltare, quello che poi produce un'onda definita anomala solo perché non la si era vista arrivare. Si legge la cronaca più efferata, si prende atto delle dichiarazioni irragionevoli di questo o quell'onorevole, si osserva con disneyana sorpresa l'avvento al potere di un manipolo di gaglioffi senza qualità e ci si chiede: ma questi da dove sbucano? E, ancor più: che cosa, chi mi rappresentano? "Acab" è una delle risposte. Una delle tante verità che il club mediatico, perduto nell'autoreferenzialità, abbagliato dal riflesso dei lustrini, sviato al bivio tra la rappresentazione del mondo come dovrebbe essere e come invece è, non ha saputo cogliere per tempo.
C'è una frase di Harold Brodkey, contenuta nel suo diario terminale "Questo buio feroce" che potrebbe fare da premessa e antitesi a questo libro: "Il giornalismo migliore degli ultimi cinquant'anni è stato di sinistra; il che significa che la natura umana è stata ritratta come innocente, come decorosa dall'inizio alla fine di ogni storia". Ecco, "Acab" non commette questo errore. In "Acab" nessuno è innocente, la natura umana è indecorosa dall'inizio alla fine della storia.
Si comincia (dopo un prologo che fa in senso logico da epilogo) con la preparazione dei tre poliziotti protagonisti (il vicequestore Fournier e i celerini soprannominati Drago e Lo Sciatto) al G8 di Genova.

La "macelleria messicana" che ne seguì appare un evento ineluttabile in quanto progettato. La dotazione dei "tonfa" ("un arnese duro come l'acciaio, dall'impugnatura a T, un'arma tradizionale delle arti marziali cinesi e giapponesi"), lo scontro, così poco "simulato" con i celerini napoletani: tutti preamboli a una storia che si voleva scrivere esattamente così. Uomini come Fournier, Drago e Lo sciatto furono la penna, più che il braccio. Poco conta il loro genuino disprezzo per "il popolo antagonista", il loro innato culto per il dispiegamento della forza come elemento puro e dirimente: restano un ingranaggio. E resta la domanda retorica di Drago: "A noi il culo chi ce lo parerà se le cose andranno storte?". La risposta è ovvia e constatata: nessuno.


Infatti anni dopo si ritrovano, dislocati e neutralizzati, alla vigilia di un'altra battaglia, questa sì imprevista. Roma-Cagliari si annunciava una partita come tante, una passeggiata di salute per pre-pensionati della celere. Senonché alla vigilia, in autogrill lontano, un tifoso laziale di nome Gabriele Sandri è stato ammazzato da un agente e lo stadio diventa l'epicentro di una guerra non dichiarata tra le tifoserie unite e la polizia. Tra la notte della "macelleria messicana" e quella della battaglia dell'Olimpico sono trascorsi 7 anni. E in quell'arco di tempo è cresciuto l'odio, è salito il tanfo. In un'Italia a lontana equidistanza dagli studi televisivi infestati da tuttologi e squinzie e dalle sale convegni analogamente popolate il rumore di fondo si è fatto assordante. "Acab" lo riporta, senza preoccuparsi è vero della struttura narrativa, ma badando a riprodurlo fedelmente. Il rumore di fondo è l'insofferenza del celerino che con inconsapevole ironia fa il verso a Pasolini e dice alla moglie "io so". Che cosa? "Quale ipocrita recita sta andando in scena". È il traffico di parole cariche di conseguenze sulla strada reale che i poliziotti si scambiano su quella virtuale della chat. È il motto "padroni a casa nostra" che parte dalle periferie di Roma, umiliate dall'arroganza dello straniero e dall'omicidio di Giovanna Reggiani. È l'accoglimento di quel motto da parte di chi dovrebbe avere come sola linea guida il rispetto della legge. È la mistica degli ultrà, ormai totalmente scorporata dal tifo e dalla squadra, che riunisce in un solo pantheon degli eroi Garibaldi, gli Arditi della prima guerra mondiale, i Franchi tiratori "che accoglievano gli invasori anglo-americani nell'unico modo possibile" e Carlo Giuliani. Sono forme contrapposte della deriva fascistoide quelle che si contrappongono nella finale notte di Roma, in un'oscurità più mentale che temporale. Ma qui siamo e di questo dobbiamo rendere conto, per non finire come quegli italiani, comprensibilmente esecrati da Fournier turista a New York, che se ne stanno, esuli in nota spese, nel loro loft a Tribeca e da lì commentano con il sopracciglio alzato quel che accade in un luogo a loro di fatto straniero. Qui siamo e con questo odio e tanfo dobbiamo fare i conti, prima che diventi più ancora che filo della cronaca, segno della storia.

Il prologo, dicevo, è nella logica un epilogo. Un paio di ultrà romanisti in autostrada viene aggredito da un convoglio di napoletani ancor più feroci. Li salva l'arrivo della polizia. C'è stato il G8 di Genova e c'è l'emergenza quotidiana. Ci sono mali tra cui scegliere, nessun santo a cui votarsi, ma qualche diavolo minore. Qualcuno potrà accusare Bonini di aver contratto una "sindrome di Stoccolma" verso i celerini. Chi pensa che "tutti i poliziotti siano bastardi" non legga questo libro, ma neppure chiami mai il 113.
(16 gennaio 2009)

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Cristo che figata !Incredibile,ma il tipo di Padova dove cazzo pensa di essere ? In Cina ?

Anonimo ha detto...

minchia dio fa!

Anonimo ha detto...

Il forum e' tutt'ora funzionante e operativo !

Anonimo ha detto...

Ci siete riusciti ma crediamo di avervi reso il raggiungimento del vostro obbiettivo abbastanza difficile.
E si. Come li attacchiamo questi della banda bagaj?
Sono corretti, mai violenti, nonostante i tifosi ospiti gliene facciano di tutti i colori, non reagiscono mai.
Non introducono dei “pericolosissimi” fuochi artificiali. Niente risse ma solo dei grandi abbracci. Niente coltelli ma solo dei gran sorrisi.
Ragazze, ragazzi, bambine e bambini, adulti, anziani, famiglie intere. Tutti Bagaj.
Bandiere, coreografie, stendardi, tanto colore a supporto della squadra. Tanto che ormai ci definiscono un’altra curva.
I bagaj sono lusingati quando gli dicono così, ma arrossiscono perché sanno di essere ancora lontani da poter essere definiti un’altra curva.
Non saranno un’altra curva, ma sono sicuramente dei rompicoglioni.
Ma come si fa a incastrare quelli della BB?
E in particolare, come inchiodiamo quel rompicoglioni di Virgilio motta che non perde occasione di sbatterci in faccia la verità.
Si è vero, i prezzi dei biglietti sono assolutamente sproporzionati e sono, in parte causa dei larghi vuoti allo stadio meazza quando gioca una delle più gloriose squadre del mondo e che comanda il campionato italiano da oltre 3 anni.
Si è vero, proibire l’acquisto dei biglietti ai residenti fuori milano è un’oscenità rispetto all’obbiettivo che dovrebbe avere: combattere la violenza negli stadi (da anni le violenze si vedono solo fuori degli stadi. Raciti insegna).
Però quel rompicoglioni di Virgilio motta e i Bagaj meritano una lezione.
BECCATO!!!
LO ABBIAMO INCASTRATO.
Mercoledì 22 ottobre 2009, ore 19,45. INTER ANORTHOSIS di champions league, 27.247 spettatori
Abbiamo beccato virgi insieme a max, mentre attaccavano lo striscione dell’inter club la dove l’’inter li ha autorizzati ad esporlo: 2° ANELLO BLU.
E si. Lo sappiamo che virgi ha un biglietto di 1° arancio perché ha fatto l’accompagnatore di 70 bambini (iniziative del centro coordinamento inter club) e ora andiamo a pizzicarlo.
Si è vero che il vicepresidente di un inter club è stra legittimato ad andare nel 2° blu ad attaccare lo striscione.
Si lo sappiamo che per andare nel 2° blu non scavalca nessuna recinzione ma passa da un normalissimo ingresso senza picchiare nessuno ma assolutamente autorizzato.
Sappiamo anche che non sta occupando un posto diverso da quello che risulta sul suo biglietto. E si, perché non era seduto in un posto ben preciso durante lo svolgimento della partita, ma lo abbiamo pizzicato sulle scalette un’ora prima che questa iniziasse (il verbale è stato redatto oltre mezz’ora dopo il fermo).
Però noi, da tempo non sappiamo come attaccarlo e cogliamo questa debole occasione.
Il resto lo sapete: posto di polizia, multa da 100 a 500 € e viene accompagnato al 1° anello arancio.
Il tutto avviene sempre con il sorriso. Mai un problema, mai nessuna resistenza, sempre rispettosi delle autorità, anche quando arrivano a muso duro.
Ma che cazzo fa quel coglione di Virgilio motta e quegli stronzi della Banda Bagaj!!!
Nonostante la lezione e la multa, insistono a rompere le palle sul caro biglietti con l’esposizione di uno striscione?!?!
“PER QUESTO SEGGIOLINO PAGO PIU’ DI MIO CUGINO. MILAN 17 € INTER 27 €”
Ma che cazzo fa quel coglione di Virgilio motta e quegli stronzi della Banda Bagaj!!!
Insistono nell’evidenziare quanto siano inutili e dannose per i tifosi sani alcune norme antiviolenza?!?!
BASTA!!!
ORA CI AVETE DAVVERO ROTTO LE PALLE!!!
Facciamo partire il procedimento per diffida nei confronti di virgilio motta.
MA PER COSA LO DIFFIDIAMO???
Codice alla mano troveremo qualcosa.
Quella storia della multa per biglietto di 1° arancio non può essere un buon motivo?
Teoricamente si.
Ma già la multa è stata assurda. Diffidarlo con questa motivazione ci farebbe apparire ridicoli agli occhi di tutti.

E poi, anche se viene accertato che in quell’occasione ha violato il regolamento dello stadio, bisogna aver commesso la stessa violazione nella stagione calcistica in corso per avviare un procedimento di diffida. Insomma, deve essere recidivo. E lui non lo è!!!
E a noi che ci frega!!!
Non ci sono gli estremi ma lo diffidiamo lo stesso.
Poi anche se farà ricorso e lo vince, poco male, nel frattempo si sarà saltato un paio d’anni di stadi e probabilmente gli avremmo anche tolto la voglia di ritornarci.
Niente derby, niente Manchester, niente trasferte per andare magari a vedere l’inter vincere altri campionati o coppe.
Insomma, gli facciamo fare la fine che non avrebbe mai voluto fare: CHIUSO IN CASA A GUARDARE LE PARTITE IN TV.

Non potrà più portare sua figlia allo stadio insieme agli altri bambini?
E che cazzo ce ne frega. Che vada a spiegare a sua figlia che combattere le battaglie in questa “democrazia” è un reato.

Ci mancherebbe anche che fra qualche anno ci troviamo una rivoluzionaria che ci sbatte la verità in faccia.
morale (forse)...
Certo cari signori. Voi mi togliete una delle mie motivazioni per vivere:

l’inter, gli amici, l’orgoglio di riuscire a trasmettere certi valori ai ragazzini, la solidarietà che si è evidenziata in questi 2 anni, le coreografie e gli sfotto civili, educati ma ironici, dar sfogo alla fantasia, la cementazione di un gruppo fantastico come si sta dimostrando quello della Banda Bagaj.

Certo cari signori. Avete vinto una battaglia. Avete fatto fuori Virgilio.

Ma è troppo tardi. Ormai il gruppo è cementato.

Dopo Virgilio toccherà a max?

Troppo tardi perché dietro max c’è fausto, ricky, pepi, la paola, la manu, l’ilaria, simo, baronz, pizzul, valentina ed elisa, marco, stefano, alan, salley, massi, paglia, francescone, lorenzo, giò, i piccoli Robertino, riccardo, alessandro… e alice. Ricordatevelo signori. Alice motta, 6 anni.

E poi ci sono tutti gli inter club che ci hanno appoggiato fino ad oggi che anche loro si sentono meno soli.

La stessa curva nord.

E poi c’è Don mazzi, qualche buon giornalista, qualche dirigente inter che magari alzerà la testa…

Si perché da questa storia io esco sconfitto ma a testa alta. E Voi???

E stiate certi che piano piano mia figlia capirà perché suo papà non la porta più allo stadio.

All’inizio si incavolerà di bestia con il suo papà. Non capirà.. Piangerà perché vedrà i figli degli altri andare tutte le domeniche al meazza.

Altre volte li vedrà partire tutti insieme per delle trasferte che per noi e loro sono anche delle gite…

Lei NO!!!

Ecco perchè credo che alla fine ne usciate sconfitti anche voi. Perché la Banda andrà avanti nelle sue stra legittime battaglie con o senza virgi.

E fra qualche anno vi ritroverete sommesri anche da tutta l’energia della piccola alice e degli altri bimbi, dalla loro incavolatura nei vostri confronti e soprattutto dai valori morali che i papà e le mamme gli avranno trasmesso. Tutta roba che vi ricadrà addosso come un macigno.


E se qualcuno sta dicendo: certo che il pezzo su sua figlia poteva risparmiarselo…

significa che non avete mai visto gli occhi luccicanti di papà virgi e di alice quando entrano allo stadio insieme.

Anonimo ha detto...

viggilio? ma cu è? u cuggino di google? minghiaaaaaa

Bifolco inferocito ha detto...

chimmìnchia fface ddìu? gùgol? nùn si dicìa gùgol?

Anonimo ha detto...

Si, probabilmente lo e

Anonimo ha detto...

necessita di verificare:)

Tamarro scatenato ha detto...

Se ti desìa puoi verificare, caspiterina inacidita. Ne proferirari sui risultati con chi ha sciorinato cotali parole, poffarbacco de noantri.